3G per la psicoterapia cognitivo-comportamentale
3G in questa sede non è una oramai lenta e superata tecnologia di rete per cellulari, ma è la TERZA GENERAZIONE di un modello psicoterapeutico che nel tempo e nella storia si è evoluto sempre di più e che ad oggi resta tra quelli che la ricerca scientifica afferma essere i più efficaci: la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Ma quali sono queste tre generazioni e quali sono le caratteristiche peculiari della terza generazione?
Molti modelli psicologici e terapeutici si fondano su una filosofia chiamata “meccanicismo”. I modelli meccanicistici vedono la mente come se fosse una macchina fatta di parti separate: pensieri, emozioni, sensazioni… Queste parti possono essere talvolta difettose e quindi vanno riparate, sostituite o rimosse altrimenti la macchina mente non può funzionare bene (in modo normale!!!). Una visione psicologica di questo tipo afferma quindi che esistono pensieri, sensazioni, emozioni, ricordi che sono “disfunzionali” e quindi “patologici”. L’obiettivo di una terapia che si basa su questo presupposto punta a cambiarli, regolarli, “normalizzarli”.
Su questa visione si basano le prime due generazioni della psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La prima generazione è rappresentata dalla terapia del comportamento che si avvaleva di tecniche e procedure fondate sui principi dell’apprendimento per cambiare i comportamenti problematici. Negli anni sessanta, con l’avvento della cibernetica inizia a delinearsi un nuovo paradigma più orientato in senso cognitivo che comportamentale. Gli eventi esterni rappresentano degli stimoli che ci portano a formulare determinati pensieri che a loro volta influenzano le nostre emozioni e quindi i nostri comportamenti. Nasce così la seconda generazione di terapie cognitive comportamentali che ha come protagonisti A. Beck e A. Ellis. In queste terapie l’assunto di base è: se cambio il modo di pensare cambio le emozioni e quindi anche il comportamento.
Negli ultimi anni si fa spazio una filosofia chiamata “contestualismo funzionale”. Secondo questa visione nessun pensiero, emozioni, sensazione o ricordo è problematico, disfunzionale o patologico di per sè stesso, ma dipende tutto dal contesto. In un contesto di inflessibilità psicologica, i nostri pensieri, le nostre emozioni, sensazioni e i nostri ricordi funzionano spesso come stimoli che ci portano a sentire sofferenza e ci allontanano dal vivere la vita che vogliamo davvero vivere. La terza generazione della psicoterapia cognitivo-comportamentale promuove una osservazione non reattiva nei confronti delle esperienze interne e scoraggia qualsiasi tentativo di modificazione diretta. Quegli stessi pensieri, sensazioni, emozioni e ricordi funzionano in maniera molto differente: hanno molto meno impatto e influenza su di noi. Possono ugualmente essere dolorosi, ma non sono più tossici e non ci impediscono di vivere bene. Quindi se nella prima e seconda generazione della psicoterapia cognitivo-comportamente l’obiettivo era quello di cambiare pensieri ed emozioni per cambiare il comportamento, nella terza generazione l’obiettivo è quello di cambiare la relazione che i pazienti hanno con i loro pensieri, le loro emozioni, le loro sensazioni e i loro ricordi.
Fanno parte della terza generazione: la Mindfulness (MBCT), la Dialectical Behaviour Therapy (DBT), la Functional Analytic Psychotherapy (FAP), l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), la Compassion Focused Therapy (CFT).
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