I disturbi della memoria e la malattia di Alzheimer

«La memoria umana è abitualmente definita come la capacità di riattivare, in modo parziale o totale, veridico o erroneo, gli avvenimenti del passato», ma essa «ha anche il compito di generare nuove conoscenze, schemi e quadri interpretativi fondamentali per una continua ed aggiornata valutazione del mondo esterno» (Ladavas & Berti, 2003, p. 203).

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Da questa definizione si può ben capire quanto la funzione della memoria sia complessa e quanto risulti di importanza fondamentale per il buon funzionamento del soggetto nella sua vita quotidiana. In letteratura, la complessità della memoria è resa evidente dal fatto che è stata ipotizzata la presenza di diversi tipo di memoria grazie ai quali siamo in grado di archiviare ed evocare avvenimenti contestualizzati nello spazio e nel tempo (memoria episodica), che magari possono essere relativi alla nostra vita personale (memoria autobiografica); ma la memoria ci permette anche, ad esempio, di associare significati alle cose del mondo (memoria semantica), così come ci permette di immagazzinare informazioni sugli aspetti procedurali delle nostre azioni (memoria procedurale) e infine, è pur sempre questa a “ricordarci” i nostri programmi per il futuro (memoria prospettica).
Perché un’informazione possa restare nella memoria, inoltre, sono necessari una serie di passaggi che iniziano dal momento in cui questa viene raccolta dal lavoro di selezione dell’attenzione per poi essere fissata nel magazzino della memoria.
Un meccanismo così preciso, ma al contempo così complesso, non può che essere soggetto a delle modificazioni nel corso del tempo e queste sono tanto più evidenti nel soggetto affetto da demenza. La difficoltà a ricordare eventi recenti si accentua fortemente e a questa si aggiunge la difficoltà ad immagazzinare nuove informazioni. L’ammalato arriva così a non trattenere quasi nulla di ciò che gli viene detto o chiesto di ricordare. Chi, quotidianamente, vive o lavora con soggetti affetti da malattia di Alzheimer, nota come spesso siano meglio conservati i ricordi della propria storia passata (memoria autobiografica), ma nota anche come spesso questi vengano riversati e “agiti” nel presente: un figlio di una anziana signora può così diventare il suo fidanzato o suo fratello! Col progredire della malattia questo fenomeno spesso va accentuandosi, fino ad arrivare ad essere oggetto di un vero e proprio delirio. Tuttavia nelle fasi molto avanzate della malattia si perdono anche i ricordi più remoti, l’ammalato non riesce più a contestualizzarsi nello spazio e nel tempo e infine anche le parole iniziano a perdere significato e le loro associazioni non hanno più un senso logico (viene così colpita anche la memoria semantica). Inutile dire che per il soggetto affetto da malattia di Alzheimer non esiste più il futuro (memoria prospettica): egli vive solo nel presente ed in un presente fatto spesso di soli attimi, che continuano a ripetersi.
Solo la memoria procedurale sopravvive più a lungo, quel magazzino dal quale attingiamo talmente tanto di frequente nel corso della nostra vita da non rendercene nemmeno conto. Questo fa sì che talvolta permangano a lungo alcune funzioni di base come camminare, portare il cibo alla bocca, andare in bagno, lavarsi il viso o le mani.

 

Novembre 7, 2016

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